Citazione Originariamente Scritto da sandor Visualizza Messaggio
si. a meno che lo stato in questione non venga a mancare del riconoscimento internazionale, ad esempio perché non gradito ai cc.dd. "potentiores"...
questa è un'idea di tipo politico, che ci sta, ovviamente; ma non dovrebbe confonderti sulla nozione giuridica, per cui il riconoscimento è irrilevante nel processo di formazione di una nuova entità statale; perché il problema "tecnico" che, da cultore della materia giuridica - ti si pone è che nella valutazione politica perdi di vista elementi sostanziali che si dovrebbero discernere; l'attuale equilibrio libico o siriano può essere frutto di real-politik delle superpotenze, ma non cambia il profilo tecnico che un investitore italiano o giapponese si deve porre quando investe direttamente o indirettamente in contratti da eseguire nell'area di quella sovranità incerta;

all'epoca però il diritto internazionale si fondava ancora sulla logica "bellica" come riparazione alle ingiustizie. inoltre il pericolo comunista era forte, i fascismi avevano un senso, quanto meno nell'ordine di idee per cui fosse necessario contrastare le mire di uno stalin, che era quello che era e poteva quello che poteva. all'epoca praticamente "tutto".
non era il punto che ho sollevato, che riguardava solo il grado di responsabilità nella successione:
regime "normale", anche autoritario: responsabilità piena, come fu a Versailles;
dittatura totalitaria, minor responsabilità del popolo, quindi regime di trattamento successorio degli eredi attenuato, per via dell'eccezionalità della struttura di potere e della limitatissima possibilità di dissenso;


si. questo adesso. nel passato i missili hanno viaggiato e come se hanno viaggiato. tutte le guerre combattute da israele contro l'islam, sono state vinte grazie ai missili americani venduti al mossad per non so quale contropartita, credo più che altro tecnologie o know how, ma anche collaborazione militare su determinati scenari di guerra.
questo è un frequente errore retrospettivo nella valutazione della politica dell'area; il sostegno militare incondizionato USA a Israele si stabilisce solo dopo la Guerra dei sei giorni, 1967; per tutti gli anni 50 e i primi 60 gli americani hanno cercato politiche di equilibrio, contendendo ai sovietici l'influenza sui paesi arabi, e intervenendo in modo coperto, per esempio in Iran;
i sovietici furono i primi a riconoscere Israele, proprio per spiazzare i tentativi occidentali di farne un avamposto;
ma l'episodio più significativo fu la guerra del 56, con la forzatura del blocco di Suez, che vide alleati britannici, francesi e israeliani, presi per le recchie da USA e URSS congiuntamente e costretti a ritirarsi, perché entrambe le superpotenze volevano ingraziarsi gli egiziani e controllare quello snodo strategico;

la strategia americana funziona in modo molto diverso dalla percezione comune, e su modelli geopolitici; per esempio, l'Iran è da quasi un secolo considerato come alleato naturale, per la sua collocazione geopolitica, soggetta alla minaccia russa da secoli, a prescindere dai regimi; e la stessa idea strategica è condivisa da Israele, nonostante gli strali e l'ostilità, perché una potenza regionale sciita nell'area bilancia il panarabismo dei sunniti.

come sai le postulazioni sono fondate sul niente. a livello di filosofia che ho anche studiato un pochino...[/QUOTE]
non è in discussione la fondatezza di un valore, che è auto assertivo, ma l'oggettiva, fattuale, valutazione di un comportamento analogo in due ordinamenti diversi;
se io vivessi in Texas, potrei andare al super e invece dei ceci in scatola potrei comprare un fucile semi-automatico; qui è vietato, a prescindere dalla "fondatezza" del principio, che è auto-assertivo nell'emendamento cost. americano;
puoi anche ritenere personalmente non attraenti le libertà, ma non alterare per questo l'oggettivo gradiente mostrato dalla comparazione in termini di capacità individuali di autodeterminarsi di fronte della legge; non so se mi spiego...
se ti dedichi agli studi giuridici dovresti essere abituato a separare nettamente la logica che presiede ai due ambiti, perché un meccanico può prediligere il motore diesel a quello a benzina, ma non postulare che siano la stessa cosa quando ci deve mettere le mani, dato che funzionano in modo diverso.